Impatto nuovo coronavirus
L’epidemia incalza…
Allarme sociale e rischi di recessione
Il 9 gennaio 2020 l’OMS annuncia l’individuazione di un nuovo ceppo di coronavirus mai identificato prima nell’uomo. Il virus è associato a un focolaio di casi di polmonite registrati nella città di Wuhan, in Cina, dal 31 Dicembre 2019.
I sintomi provocati dal virus includono febbre, tosse, difficoltà respiratorie; nei casi più gravi polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e, infine, morte.
Nel mese trascorso, l’epidemia, malgrado le misure di profilassi adottate in Cina e negli altri Paesi, si è diffusa a livello mondiale pur non raggiungendo ancora le caratteristiche della pandemia.
I dati del Ministero della salute, aggiornati al 28 febbraio, notificano 83310 casi di nuovo Coronavirus (CoVID-19) nel mondo, di cui 78959 in Cina e 4351 in altri Paesi. Decessi avvenuti: 2791 in Cina e 67 nel resto del mondo. Il tasso di mortalità è allo stato attuale del 2% e i soggetti più a rischio sono quelli con malattie preesistenti come diabete e malattie cardiache.
Situazione in Italia
888 sono le persone che hanno contratto il virus, 412 si trovano in isolamento domiciliare fiduciario perché senza sintomi, 345 sono ricoverati con sintomi, 64 in terapia intensiva, 21 i deceduti e 46 i guariti (fonte: Ministero della Salute).
Questa la mera registrazione dei fatti, ma quali sono gli effetti che l’epidemia sta producendo nel nostro tessuto sociale?
I casi di razzismo, la corsa frenetica all’acquisto di Amuchina, di mascherine sanitarie antivirus e di generi alimentari sono giustificati dalla diffusione dell’epidemia? O sono piuttosto comportamenti irrazionali nati dalla perdita di identità locale a causa di un mondo globalizzato, non sempre compreso?
Gli atti di razzismo verso la comunità cinese hanno trovato un alibi nella paura del contagio. La realtà è che ciò che veramente spaventa è l’aumento vertiginoso dei negozi cinesi nelle nostre città.
La corsa frenetica all’acquisto di mascherine antivirus, di detergenti e di generi alimentari è diretta più ad esorcizzare una temuta crisi economica che alla paura effettiva del contagio.
L’epidemia colpisce un tessuto sociale già fortemente provato da disuguaglianze economiche, disparità di trattamento tra nord e sud e rigurgiti razzisti.
La situazione si aggrava ulteriormente per la concreta possibilità di una recessione economica: le misure di profilassi necessarie per contenere e debellare il virus incidono, infatti, negativamente sul sistema produttivo. Maggiormente colpito il settore turistico, che è uno dei settori trainanti della nostra economia.
Da questa difficile situazione si può uscire solo attraverso una rinnovata coesione sociale interna e un’azione coordinata a livello mondiale per contenere e debellare l’epidemia. Al contrario comportamenti razzisti e recriminatori altro non fanno che alimentare la divisione, inasprire gli animi e generare paure irrazionali da cui non si potrà più tornare indietro.
Marco Pantò VD BTS