Il coraggio delle donne
Le donne hanno da sempre messo a nudo i propri sentimenti, raccontando se stesse e il mondo; eppure, nonostante le loro lotte, le loro fragilità, le loro sofferenze risultano ancora oggi vittime di una società e di un’educazione sessista, simbolo e oggetto di un’immagine distorta.
Restituire forza e dignità a tante storie, a tanti volti, a tanti nomi cancellati da un’amara indifferenza, che dovrebbe invece farsi memoria collettiva, è un dovere morale; favorire una nuova dimensione culturale che sposi nel profondo e non solo a parole il concetto di parità è un atto dovuto.
Sono tante le donne che nel tempo hanno dato voce al loro coraggio, hanno conquistato luoghi sociali, politici ed economici, con anni di rinunce, di sottomissione, di sfruttamento e di soprusi. Dalla ghettizzazione, all’inserimento e al riconoscimento del loro ruolo, il percorso è stato lento e faticoso e sarebbe giusto fermarsi a riflettere, oggi come domani, sul valore che ogni donna racchiude in sé, dalla capacita di amare e di donarsi, ai suoi rumorosi silenzi, dal suo essere figlia e poi madre, alla forza di resistere al male, alla morte, alla disperazione, restando sempre fedele alla propria e profonda umanità .
Il vissuto femminile in tutte le fasi della sua evoluzione è stato ben riassunto dalla scrittrice francese Simone De Beauvoir che, attraverso le sue parole, ha testimoniato “la storia non può essere scritta e fatta solo da uomini”.
Si potrebbero citare tanti esempi di donne famose, da Giovanna D’arco a Grazia Deledda, dalla Montessori a Rita Levi Montalcini, ma risulterebbe riduttivo celebrare solo coloro che si sono distinte dal punto di vista storico, letterario o ancora scientifico, perché sono tante e altre, le donne che seppur non riconosciute hanno combattuto le loro battaglie quotidiane; contro un padre autoritario, contro un compagno violento, contro pregiudizi e idee obsolete che ancora oggi sono vissute nel silenzio e nella paura. Bisogna pertanto modificare abitudini, costumi e atteggiamenti invalsi da migliaia di anni perché nonostante le donne abbiano raggiunto mete importanti sia nella sfera privata che in quella pubblica “essere state liberate non vuol dire essere libere”. Gli episodi di donne segregate, offese, schernite, violentate nel corpo e più in fondo nell’anima, dovrebbero renderci consapevoli che il cammino verso la liberazione femminile è ancora “lontano”, che la strada da percorrere è lunga, tortuosa ma non impossibile.