Un secco e chiaro no alla violenza contro le donne!
La tutela delle donne e il pieno riconoscimento dei diritti umani sono la vera sfida della società globale
Il 25 novembre è il giorno scelto dall’ONU come “momento” di denuncia e riflessione sulla violenza contro le donne. La scelta del giorno non è casuale ma è in ricordo del brutale assassinio delle tre sorelle Mirabal avvenuto su ordine del dittatore dominicano Trujillo. Patria, Maria Teresa e Minerva Mirabal, stuprate e torturate prima di essere uccise, erano “colpevoli” solo di lottare per la democrazia.
Il loro vile massacro diviene, con la scelta dell’ONU, l’emblema di tutte le violenze perpetrate sulle donne. Violenze che, malgrado la negazione da certa parte dell’opinione pubblica, presentano una loro specificità.
Nella Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne l’ONU afferma, senza alcun dubbio, che si è avuto nel corso della storia e si ha ancora, nella vita privata come in quella pubblica, un uso strategico della violenza diretto a mantenere in condizione subordinata le donne.
Sconfiggere questa tradizione aberrante costituisce, pertanto, uno dei passi fondamentali per il riconoscimento dei diritti umani a livello globale.
In tal senso il 25 novembre segna l’inizio di sedici giorni di attivismo contro la violenza di genere. Questo periodo, che diventa un tutt’uno con la giornata dei diritti umani, il 10 dicembre, ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale. Istituzioni, nazionali e internazionali, e società civile devono promuovere e realizzare una rivoluzione culturale globale. Senz’altro un obiettivo ambizioso e difficile, se non impossibile da raggiungere, a cui, però non si può rinunciare, pena la perdita di secoli di conquiste democratiche.
Violenza pubblica e violenza privata
Negli stati totalitari, soprattutto di stampo teocratico, la violenza contro le donne avviene a livello istituzionale, quasi impossibile qualsiasi forma di opposizione individuale. Operano con qualche risultato le associazioni per i diritti umani e le organizzazioni femministe anche a livello locale. La lotta è impari: da un lato le donne, private cittadine, dall’altro uno Stato violento con la sua polizia, con il suo esercito, con i suoi tribunali privi del rispetto di qualsiasi principio democratico.
Nelle democrazie occidentali, invece, la violenza avviene nel privato, si insidia soprattutto nella sfera familiare della vittima, e la difficoltà risiede nella segretezza in cui l’abuso avviene. Se l’aggressore è il marito, il fratello o il padre la vittima si sente colpevole, si vergogna, preferisce tacere. La violenza avviene nel silenzio e si può combattere solo con la denuncia e la solidarietà collettiva. Fondamentali in tal senso i centri antiviolenza e un numero verde a cui potersi rivolgere. Il 1522 è il servizio pubblico promosso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento per le pari Opportunità. Il numero, gratuito anche da cellulare, è attivo 24 ore su 24. Si tratta di un servizio fondamentale che può salvare molte vite ed è opportuno pubblicizzarlo e renderlo noto il più possibile.
La violenza non risparmia le bambine, basti pensare agli odiosi fenomeni dell’infibulazione e delle spose bambine. Mostruosità che si verificano con il consenso delle famiglie stesse, o per tradizione consolidata dall’ignoranza o per costrizione determinata dalle miserrime condizioni di vita.
Si avverte la necessità di una mobilitazione costante e collettiva
I progetti e le azioni promosse nei sedici giorni che vanno dal 25 novembre al 10 dicembre non sono chiaramente sufficienti come contrasto alla violenza di genere ma costituiscono una denuncia che può servire da base per un’azione quotidiana diretta a sradicare residui di vecchi e ignobili atteggiamenti patriarcali, che derivano soprattutto da ignoranza e paura di un mondo che cambia e di una donna che vuole essere parte integrante del mondo.
Ilenia Adamo II D-Chimica, Materiali e Biotecnologie