Louise Gluck poetessa dell’io
Il trauma, la natura e la solitudine i temi preferiti della Gluck
Con la vittoria del premio Nobel, i riflettori di tutto il mondo si sono accesi su Louise Gluck. La grande poetessa statunitense, praticamente leggenda vivente in patria con una lunga serie di successi e premi letterari ricevuti, non ha, invece, goduto della dovuta attenzione all’estero. La sua natura solitaria e riservata le ha forse creato una zona d’ombra. In Italia, addirittura, poco nota ai lettori e trascurata anche dall’editoria. Sino al fatidico annuncio dell’ Accademia reale svedese, solo la libreria napoletana “Dante & Descartes” ha avuto il merito di aver pubblicato la sua raccolta di poesie “Averno”, rivisitazione del mito di Persefone. Introvabili tutte le altre sue raccolte poetiche anche “The Wild Iris”, con cui ha conquistato l’ambito premio Pulitzer nel 1993.
Ben venga, quindi, anche quest’anno un premio Nobel per la letteratura a sorpresa che permetta ai lettori italiani di conoscere meglio una grande artista.
Tra i temi principali delle sue poesie vi è il trauma concepito come mezzo che conduce a un maggiore apprezzamento della vita. Non a caso la protagonista di Averno è Persefone, giovane figlia della dea Demetra, rapita da Ade, re degli inferi, che la vuole come regina. Il rapimento di Persofone è al centro dei misteri eleusini, antico culto misterico greco, in cui si celebra il ciclo delle stagioni. La dea Demetra piange la perdita della figlia e inaridisce la terra, creando l’inverno; il ritorno sulla terra di Persefone crea la Primavera e così per sempre, anno dopo anno: morte e rinascita, caduta e guarigione.
La guarigione da una grave malattia la Gluck l’ha vissuta in prima persona: per anni l’anoressia è stata sua triste compagna.
La capacità di trasmettere la verità
Ancora dal rapporto tra le forze opposte della vita e della morte nasce un altro dei suoi temi: il desiderio. Desiderio d’amore, di attenzione o di capacità di trasmettere la verità, di rendere oggettivo e universale il dolore personale. La capacità di “narrare” la verità le è stata ampiamente riconosciuta dalla motivazione che ha accompagnato il Nobel: “Per la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende l’esistenza individuale universale”.
La sua poesia, che parla della solitudine, della difficoltà dei rapporti interpersonali instaura, così, un rapporto empatico con il difficile periodo che stiamo vivendo. La pandemia, infatti, ci isola dagli altri; distanziamento sociale è la nostra parola d’ordine. L’isolamento è, o perlomeno è stato durante il lock down, la nostra dimensione normale. La pandemia come caduta, i rapporti umani, che non vengono meno malgrado la distanza, come rinascita.
L’io tra desiderio d’amore e dialogo con la natura
La mia grande felicità
è il suono che fa la tua voce chiamandomi anche nella disperazione; il mio dolore
che non posso risponderti
in parole che accetti come mie.
Da “Tramonto”
Infine l’io che, nel dolore e nella solitudine, dialoga con la natura e torna alla vita.
Ciò che altri hanno trovato nell’arte
io l’ho trovato nella natura. Ciò che altri hanno trovato
nell’amore umano
io l’ho trovato nella natura
Molto semplice. Ma lì non c’era nessuna voce
L’inverno era finito
nella terra sgelata
traspariva del verde.
Vieni da me, disse il mondo.
Da “Averno”
Anche noi diremo alla fine “l’inverno è finito” e anche a noi il mondo dirà “vieni da me”.
La solenne cerimonia della consegna dei Nobel si svolgerà il 10 dicembre a Stoccolma, sia pure in forma ridotta, data la pandemia e il rischio di contagio.
Resta a tutti gli italiani appassionati di poesia ed estimatori di Louise Gluck la possibilità, d’ora in poi, di poter acquistare e leggere le sue raccolte di poesie nella nostra bellissima lingua.
Helene Arena IV A Liceo scientifico