App Immuni, riflessioni a freddo
Perché parlare ancora di Immuni
E’chiaro ormai che l’app Immuni non ha dato i risultati sperati e ragionare sul perché potrebbe apparire superfluo. Ormai avviata la campagna di vaccinazione anti COVID-19, sembrerebbe auspicabile gettarsi alle spalle questa travagliata vicenda. Una riflessione a mente fredda, tuttavia, può aiutare a far chiarezza su alcun problemi che si sono presentati. Il primo passo per evitare futuri errori è comprendere quelli già compiuti. Ripensare, quindi, ai momenti salienti della storia di Immuni appare un passaggio inevitabile.
La nascita di Immuni e le polemiche sulla privacy
La promozione dell’app inizia, in pieno lockdown, descrivendo l’importanza della sua funzione nella seconda fase di contenimento della pandemia. Il ritorno alla normalità, infatti, con il virus ancora attivo, richiede la realizzazione di un tracciamento del contagio rapido e sicuro.
Stabiliti premesse e criteri, nel mese di Aprile, Immuni viene scelta da un team di 79 membri tra 319 progetti.
Alla campagna promozionale sulla necessaria diffusione dell’app si accompagnano immediatamente contestazioni e polemiche sulla violazione della privacy. C’è chi urla, addirittura, allora come ora, alla dittatura sanitaria!
C’è stata realmente una violazione della privacy? Vediamo come funziona Immuni è, almeno su questo, proviamo a dare una risposta chiara e definitiva.
L’app, che si trova in tutti gli store di qualsiasi dispositivo (Google Play negli Android, Apple Store su iOS), richiede soltanto, quale dato identificativo, la Regione e la Provincia, evitando informazioni personali come nome, cognome e indirizzo. Il download avviene su base volontaria e gratuitamente per tutti gli italiani. Ciò che Immuni emette, trasmette e riconosce sono solo codici casuali. Nessun pericolo, quindi, di identificazione, controllo o possibilità di profilazione. L’evidenza dei fatti si confonde però nelle numerose polemiche e discussioni tra “tifoserie politiche”, pregiudizi e idee preconcette “urlate” sui social. Si innesca un generale clima di sfiducia sulla reale funzione del tracciamento automatico e la presenza di alcun bug incide ulteriormente sulla convinzione della sua inefficacia.
La diffidenza degli operatori sanitari
A metà ottobre, tuttavia, si evidenzia il problema principale che l’app ha incontrato: il difficile rapporto con il sistema sanitario regionale.
Emblematico è il caso della regione Veneto che ammette di non avere ancora attiva, nel pieno della seconda ondata, la piattaforma per la gestione dei codici Immuni. Impossibile, quindi, caricare codici temporanei per consentire l’allerta dei contatti stretti mediante notifica app. I ritardi nell’attuazione del tracciamento e gli ostacoli alle volte posti dagli operatori sanitari, inducono il Governo a rendere Immuni obbligatoria per l’Aziende sanitarie, con il DPCM del 18 Ottobre, e provvedere alla creazione di un call center nazionale.
Senza entrare nelle polemiche relative a un possibile boicottaggio volontario da parte di alcune Regioni, è, tuttavia, il caso di rilevare come costanti, nella conduzione degli interventi anti COVID-19, siano stati i problemi generati da un sistema sanitario, che ha perso la sua identità per l’eccessivo frazionamento locale e per l’adesione a criteri aziendali non sempre compatibili con il bene comune salute.
Dopo incertezze e rallentamenti, quando ormai i tracciamenti sono praticamente saltati, nel mese di dicembre, complice la paura del virus, si superano i 10.000.000 di download. Rimane, tuttavia, uno squilibrio tra i download e il numero delle notifiche inviate(84.047) .
Bisogna imparare dagli errori compiuti
Disinformazione, adesione acritica ai diversi orientamenti politici e impreparazione alle novità tecnologiche sono, quindi, i problemi emersi dalla ricostruzione “dell’avventura” di Immuni. Osservando adesso ciò che sta avvenendo nella prima fase della campagna di vaccinazione riscontriamo, purtroppo, gli stessi errori!
Non possiamo permetterci in questa fase di cedere ad un generale clima di sfiducia, sia esso indotto consapevolmente o meno. Ripensiamo alla funzione che i vaccini hanno svolto nella storia della medicina, alle malattie mortali debellate come il vaiolo e la poliomielite. Vaccinarsi in questo momento è un dovere verso la collettività e i soggetti più fragili che non potranno farlo.
Ritroviamo come cittadini il senso di comunità spesso smarrito in questo difficile periodo!
Andrea Di Pietro 3 D Biotecnologie Sanitarie