La memoria della Shoah: conoscere è necessario
Non basta la commemorazione di un giorno
27 gennaio 2021: sono trascorsi esattamente 76 anni dal giorno in cui le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nell’offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
Tra il 1933 e il 1945 circa 15-17 milioni di uomini, di entrambi i sessi e di tutte le età, furono le vittime del più orribile crimine commesso nella storia, l’Olocausto, il cui termine deriva dal greco ὁλόκαυστος (holòkaustos) e significa “bruciato interamente”.
L’Olocausto, in quanto genocidio degli ebrei, viene indicato preferibilmente con il termine “Shoah”, dall’ebraico שואה, con il significato letterale di “catastrofe, distruzione”. Alla base dello sterminio vi fu un’ideologia razzista e antisemita che affondava le sue radici nel XIX secolo e che i nazisti posero a fondamento del progetto di formare una razza completamente pura, la razza ariana.
Ciò che i nazisti definirono la ‘soluzione finale’ fu proprio l’operazione di sterminio avvenuta nei campi di concentramento, alla quale si arrivò dopo un processo di progressiva emarginazione degli Ebrei dalla società tedesca. Ricordiamo questi avvenimenti come i più terribili dell’intera storia dell’umanità e abbiamo dedicato un giorno dell’anno proprio per non dimenticare ciò che è avvenuto in quei luoghi di sterminio.
Rigurgiti nazifascisti: l’odio corre sui social
Ci rendiamo conto che tutto ciò che facciamo è portare alla memoria tremende crudeltà di un tempo che ormai non ci appartiene più? Ma l’antisemitismo è davvero scomparso? O continuano a manifestarsi comportamenti violenti nei nostri paesi, nelle nostre città? Davanti ai nostri occhi, ancora oggi, alcuni ebrei subiscono ciò che nessun essere umano dovrebbe mai subire.
In Francia Mireille Knoll, 85 anni, è stata uccisa a coltellate e poi bruciata viva perché ebrea.
Lei aveva 10 anni quando, il 16 luglio 1942, riuscì a salvarsi dalla Shoah.
Come lei, Sarah Halimi, ebrea francese di 65 anni, madre di tre figli, medico in pensione, è stata picchiata a lungo e con estrema violenza nel suo appartamento e gettata infine dalla finestra da un vicino riuscito ad entrare in casa. Ma le atrocità commesse contro di loro non si limitano a questo.
Le problematiche legate all’antisemitismo sono aumentate soprattutto su internet e le manifestazioni peggiori si hanno sui social media. Secondo un rapporto pubblicato dalla Commissione Europea l’antisemitismo è aumentato notevolmente nel corso di questi ultimi anni. Da esso emerge che l’89% degli ebrei, negli ultimi 5 anni, ha visto aumentata l’intolleranza nei loro confronti.
Siamo tutti chiamati in causa
Ci troviamo in una società divisa completamente in due parti. Dopo aver passato anni a ricordare le vittime della Shoah, dovremmo essere tutti più consapevoli e attenti, vigili affinché non si commetta mai più un simile errore, ma dentro di noi, lo siamo davvero?
Continuiamo a fare tutto ciò che è in nostro potere per evitare che la storia si ripeta? E soprattutto abbiamo consapevolezza del perché la società stia cambiando così velocemente, coltivando nuovo odio e aperta intolleranza verso chi, qualsiasi definizione si possa dare, è e rimane il nostro simile? Solo se non dimentichiamo, saremo ancora capaci di aprire gli occhi e tendere la mano a chi ha bisogno di essere soccorso.
Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre
“Se questo è un uomo”-Primo levi
Helene Arena IV A Liceo scientifico Sez. Quasimodo