Amore e psiche: una favola per il giorno di San Valentino
La leggenda di Amore e Psiche è uno dei miti più romantici di sempre, perché racconta di un amore ostacolato dall’invidia di una dea e di due amanti che riescono a ricongiungersi nonostante mille difficoltà e peripezie. Una storia perfetta, quindi, per il giorno di San Valentino.
La favola di Amore e Psiche, struggente e appassionata, è narrata da Apuleio, ma ha sempre ispirato moltissimi artisti lungo i secoli. Indimenticabile è la scultura omonima di Antonio Canova, che attualmente si trova nella collezione permanente del Museo del Louvre.
L’innamoramento
Secondo la leggenda, Psiche è una bellissima fanciulla, talmente bella da essere chiamata Venere. Non è difficile suscitare in breve tempo le ire della vera dea, che decide di affidare a suo figlio Amore (Cupido) il compito che, crede, le darà la sua vendetta: far innamorare Psiche dell’uomo più brutto e avaro del mondo. Ma qualcosa non va come previsto: nello scagliare la freccia, Amore sbaglia il colpo e finisce invece per colpire se stesso. Si innamora perdutamente della ragazza e decide di unirsi a lei.
Così Amore, con l’aiuto di Zefiro, la rapirà e la porterà fino al suo palazzo. Qui la notte, senza rivelarle mai il volto e di nascosto da sua madre, si unisce a lei in una passione che nessun mortale conosce né conoscerà mai. Il loro amore prosegue e il dio si fa promettere da Psiche che non cercherà mai di vedere il suo volto, pena la fine della loro relazione.
Il tradimento e l’espiazione
Ma una sera, mossa da curiosità e spinta dalle sue sorelle, Psiche decide di scoprire chi sia il suo sposo, disobbedendogli. Così, di nascosto, si avvicina a lui con una lampada e, vedendolo, resta folgorata dalla sua bellezza. Si distrae, e una goccia d’olio cade dalla lampada, svegliando Amore: vista tradita la sua fiducia, il dio fugge lasciandola sola nel castello. Disperata, Psiche corre alla ricerca del suo sposo.
Arriva finalmente al tempio di Venere: qui si consegna alla dea chiedendole perdono, sperando così di placare la sua ira. Venere la sottopone a diverse prove, tutte impossibili da superare. Ma Psiche ha la meglio, grazie all’aiuto di altre creature, sia mortali che divine, che hanno compassione di lei. Finché Venere non le chiede un’ultima prova, la più difficile: scendere negli inferi e chiedere a Proserpina un po’ della sua bellezza. Ma anche qui, grazie a un aiuto esterno, Psiche riesce a tornare indietro: con sé porta un’ampolla da non aprire. Ma la ragazza, ingenua e curiosa, disobbedisce ancora una volta e la apre. L’ampolla sprigiona una nuvola che la avvolge e la fa cadere addormentata.
Il lieto fine
È qui che entra di nuovo in scena Amore: sveglia Psiche e finalmente decide di chiedere aiuto a suo padre Giove per poterla portare con sé sull’Olimpo: lo fa e Psiche, bevendo dell’ambrosia, diventa immortale. Il loro amore, finalmente accettato dagli dei, viene festeggiato con un banchetto nuziale.
Il significato della favola di Amore e Psiche è probabilmente allegorico: Amore è il dio del desiderio, Psiche rappresenta l’anima, e solo congiungendosi con lui riesce a raggiungere l’immortalità.
Valeria Arcuraci IVL Biotecnologie Sanitarie