La donna, l’islam e l’occidente:due civiltà a confronto
Le donne islamiche, il Corano e la sua interpretazione
Noi occidentali abbiamo sempre visto la donna islamica col hijab, il velo che alle volte nasconde anche tutto il viso, oltre che il corpo, come simbolo di sottomissione del genere femminile e di arretratezza del mondo islamico. E ci siamo indignati di fronte a molte altre situazioni inique: matrimoni combinati tra bimbe e vecchi, donne analfabete per il divieto di frequentare scuole, donne lapidate perché fedifraghe, mentre la poligamia maschile è accolta come fatto naturale, e infine l’orrenda usanza dell’infibulazione nei paesi centro-orientali dell’Africa.
Il Corano, il libro sacro dell’islam, non rappresenta solo la parola di Allah, ma anche la shari’a, la legge dettata dalla volontà divina. La religione islamica, infatti, regola il comportamento dei credenti in tutte le situazioni della loro vita sia religiosa che politica. Ed è qui che nasce l’inghippo, è dall’interpretazione del libro sacro che sorgono i diversi problemi che coinvolgono anche le donne.
Del Corano esistono centinaia di interpretazioni, anche se oggi se ne considerano solo sette, ma chi saliva al governo con la forza in un Paese islamico sapeva che poteva sfruttare la convinta devozione ad Allah dei credenti per rileggere il Corano nel modo più conveniente.
La vittoria dell’integralismo nel secolo scorso
I Talebani, per esempio, che nel 1996 hanno preso il potere in Afghanistan, hanno condotto la loro politica ispirandosi a quella dell’ayatollah Khomeini, il dittatore iraniano “voluto da Allah” negli anni Settanta del Novecento: hanno tentato di creare anche loro uno stato teocratico e hanno considerato le donne esseri inferiori, a cui è stato vietato istruirsi, lavorare, uscire sole da casa, avere la possibilità di ricevere cure mediche, costrette a coprirsi totalmente col burqa, umiliante prigione che ha annullato il loro il fisico e la loro personalità.
I Talebani hanno sfruttato un’interpretazione “maschilista” del Corano, per rendere le donne “fantasmi” dietro quelle griglie di tessuto all’altezza degli occhi, donne un tempo libere di studiare e praticare ogni attività lavorativa.
Quindi è necessario sottolineare che se la civiltà islamica in genere reputa la donna come una cittadina di classe inferiore, sottomessa alla volontà dell’uomo, ciò dipende non tanto dal Corano, quanto dalla sua interpretazione, che è legata alla storia dei Paesi islamici, molto diversa da quella dell’Europa e degli Stati Uniti d’America.
XVI secolo: espansione e progresso per il mondo occidentale
Il XVI secolo per l’Occidente rappresenta l’inizio di espansione e di progresso. Tutta l’Europa è coinvolta in una serie di rivoluzioni che nel tempo daranno vita alle democrazie, alla libertà e all’uguaglianza tra gli uomini, alla tolleranza e al rispetto: l’Umanesimo e il Rinascimento risalteranno la dignità dell’uomo; la rivoluzione scientifica condotta da Galileo Galilei separerà la fede dalla scienza e il giusnaturalismo del filosofo Locke farà riflettere sul fatto che lo Stato non può negare all’uomo i diritti naturali, vita, libertà, uguaglianza.
La rivoluzione industriale, l’Illuminismo, le due rivoluzioni americana e francese segneranno l’inizio di una nuova epoca per i Paesi del Vecchio e del Nuovo Continente.
Fine della libertà per i mussulmani
Il XVI secolo per i musulmani, invece, rappresenta la fine della loro libertà. La colonizzazione ottomana prima, quella europea e americana poi, il neocolonialismo degli anni Cinquanta del secolo scorso, gli errori dei governi arabi, che cercano l’appoggio delle nazioni occidentali per mantenere il potere, la globalizzazione, che impoverisce paesi già poveri, fanno conoscere agli islamici secoli di sfruttamento, corruzione, rapida modernizzazione. Inizia per loro un periodo di decadenza culturale, politica e religiosa che li porta a pensare che la rinascita possa avvenire solo tornando indietro, anziché guardando il futuro, all’epoca non corrotta di Maometto, ai fondamenti del Corano, e rimangono così legati al modo di ragionare giuridico che ha le sue origini in una comunità araba primitiva e tribale, in cui solo pochi possono avere accesso all’istruzione mentre intere fasce della società, soprattutto femminile, rimangono escluse dal processo culturale.
…E arriviamo alla donna occidentale
Conviene però ricordare che le donne occidentali, donne “più fortunate” perché vivono in quella parte del mondo che ha puntato su uguaglianza e rispetto per il prossimo, che hanno ottenuto, dopo varie battaglie portate avanti soprattutto dalle femministe, il suffragio universale, l’indipendenza economica, l’uguaglianza di genere, le “quote rosa”, sono quelle donne che giornalmente fanno i conti con i femminicidi, con la violenza domestica, con uomini incapaci di accettare il cambiamento della società e dei ruoli, uomini nati all’indomani delle grandi battaglie per l’emancipazione, non all’altezza però di sopportare l’indipendenza e il successo in campo lavorativo delle loro compagne.
Del resto per troppi secoli anche in Europa la donna è stata considerata inferiore rispetto all’uomo. L’islam e la shari’à, infatti, contrariamente alle visioni riduttive al riguardo diffuse in Occidente, non hanno conferito alla donna una posizione peggiorativa rispetto alle altre religioni monoteiste.
La Bibbia
Il colpo di grazia lo ha dato proprio la Bibbia, che in più versetti, soprattutto della Genesi, evidenzia la superiorità maschile. Del resto Dio ha creato prima Adamo. Ed è stata la donna, Eva, la colpevole che ha allontanato l’uomo dall’Eden e lo ha trascinato nel mondo del dolore e della fatica. E intanto nella Lettera ai Corinzi, 11, 3-4 si evidenzia la sottomissione della donna all’uomo: “ Voglio tuttavia che sappiate questo: Cristo è il capo di ogni uomo, l’uomo è capo della donna e Dio è capo di Cristo”.
Poi arrivano la poesia trobadorica, il dolce stilnovo, Dante, che fanno apparire la donna fragile, bisognosa di essere difesa dal cavaliere, “angelica” nei comportamenti e nel fisico, come la Madonna dei dipinti di Giotto, mentre intanto nella realtà sono molte le donne accusate come “streghe” e uccise sul rogo. La donna doveva essere illibata e fedele, tanto che gli uomini prima di andare alle guerre potevano imporre alle loro mogli la cintura di castità. E la tela di Penelope non è stata una cintura di castità, mentre Ulisse si dava da fare con Circe, Calipso e Nausicaa?
Il delitto d’onore
Voglio infine ricordare che in Italia, in cui il Rinascimento, l’Illuminismo, le lotte per l’uguaglianza hanno avuto la stessa forza che in Inghilterra, Germania, Francia, è rimasto in vigore fino al 1981 l’articolo 587 del Codice penale, che giustificava un gravissimo delitto: l’uccisione da parte del marito o del padre della donna (moglie o figlia) presa in flagrante a letto con un uomo. Delitto “d’onore” era chiamato, perché una donna che tradiva il marito o una figlia che aveva rapporti sessuali prematrimoniali, ledeva l’onore del capo-famiglia. Il femminicida veniva così punito con una ridicola reclusione da tre a sette anni.
Quindi se è vero, come è vero, che noi donne occidentali abbiamo raggiunto traguardi impensabili, sono altrettanto vere quattro riflessioni che voglio fare ad alta voce.
Uno, dobbiamo considerare una grande fortuna l’essere nate da questa parte del mondo.
Due, dobbiamo sapere che le lotte per l’uguaglianza non sono finite. Le donne continuano a percepire stipendi più bassi a parità di meriti e i posti di prestigio sono ancora prerogativa degli uomini. Cosa ancora più grave le donne che scelgono il rispetto e la libertà vengono offese, umiliate, uccise da uomini che non intendono perdere il loro ruolo di maschio alfa.
Tre, voglio sottolineare che la diversità tra uomo e donna esiste, ma che tale diversità deve essere rispettata da entrambe le parti. Perché se vogliamo il rispetto dall’uomo, dobbiamo essere anche noi rispettose nei suoi confronti, evitando quell’arroganza che ci contraddistingue e che non ci fa onore.
Quattro, le lotte si vincono tramite l’unione: pertanto dobbiamo essere proprio noi donne a evitare rimproveri, accuse, cattiverie nei confronti del nostro stesso sesso.