Uragano e caldo anomalo, il clima tropicale arriva in Sicilia

Uragano
L’uragano Apollo in Sicilia

Nell’ultima settimana di ottobre la Sicilia orientale è stata scossa da un violento nubifragio.

Le città di Catania e Siracusa sono state le più colpite ma tutta l’isola era in allarme per l’arrivo dell’uragano Apollo. A Messina il sindaco Cateno De Luca, per maggior precauzione, ha chiuso le scuole e alcune attività nelle zone più a rischio.

Tutte le autorità hanno operato nel pieno rispetto delle procedure predisposte dalla protezione civile. La loro cooperazione, però, non è riuscita a limitare il numero delle vittime e dei danni, soprattutto nella zona catanese, dove il maltempo ha lasciato solamente lo spazio per le lacrime di tutti i cittadini.

In questa occasione il Presidente Mattarella ha telefonato al sindaco di Catania, Salvo Pogliese, per mostrare la sua vicinanza alla città colpita. Il Senato ha osservato un minuto di silenzio per le vittime e l’UE si è dichiarata pronta a fornire assistenza attraverso una mappatura satellitare. Fortunatamente questa volta la Sicilia non è rimasta sola!

LE “BOMBE D’ACQUA”

Dopo l’uragano Apollo, pericoloso Medicane (uragano del Mediterraneo), è arrivato anche un caldo anomalo per il mese di Novembre. Caldo, umidità e nubifragi sono previsti in un futuro, forse non troppo lontano, come eventi normali, sempre più frequenti, in Sicilia, Calabria e Puglia.

Sempre più ricorrenti, dunque, le bombe d’acqua, “cloudbusrt”, letteralmente “esplosione di nuvola”, determinate dalla differenza di temperatura tra suolo e cielo. L’aria calda, proveniente dal mare sale fino ad incontrare le correnti fredde, si condensa e favorisce la formazione di nubi temporalesche. La Sicilia sembra, dunque, ormai destinata al clima tropicale: due stagioni e sempre più caldo.

Il clima sta cambiando velocemente. Perché?

E le mutazioni climatiche non si fermano alla nostra Isola, al contrario sono ormai palesi in tutto il mondo. Cosa le ha determinate?

Il principale fattore scatenante dei cambiamenti climatici è sicuramente l’aumento della concentrazione di CO2 nell’aria. Uno studio della NASA ha, infatti, evidenziato un aumento esponenziale dell’anidride carbonica nell’arco degli ultimi 400.000 anni. Attività commerciali e industriali senza remore e regole hanno causato e causano ogni tipo di inquinamento, protagonista assoluto di ingenti danni all’ecosistema.

La concentrazione di anidride carbonica nell’aria ha determinato un notevole aumento della temperatura (riscaldamento globale) grazie all’effetto serra, fenomeno naturale che mette in relazione proprio la temperatura della superficie terrestre con i gas serra (anidride carbonica, metano, ozono, ossido nitroso e clorofluorocarburi). Le attività umane che contribuiscono al surriscaldamento sono per esempio la deforestazione, l’utilizzo di combustibili fossili, l’allevamento e l’agricoltura intensivi.

Un altro fattore determinante e significativo è il buco nell’ozono, ovvero la riduzione dello spessore dello strato di ozono nell’atmosfera, fascia protettiva per i raggi solari nocivi all’umanità. Ovviamente tale fenomeno è riconducibile sempre e comunque ad un uso non appropriato delle risorse non rinnovabili e delle sostanze inquinanti sviluppate nel corso dei processi di lavorazione.

Invertiamo la rotta

Negli ultimi trenta anni, con l’aggravarsi della situazione, si è iniziato a considerare il fenomeno del surriscaldamento e dell’inquinamento ambientale con maggior serietà.

È mutata e sta ancora mutando la sensibilità ambientale delle persone e, in parte, anche dei Capi di Stato e dei gruppi industriali. Non più, quindi, solo lo sguardo verso il PIL ma sempre di più verso lo sviluppo sostenibile, uno sviluppo che determinerà ciò che del mondo resterà a noi giovani. Artefice di questo cambiamento anche l’attivista Greta Thunberg che è riuscita a mobilitare tutti i giovani del mondo, incitando i leader mondiali a farsi carico del problema.

In questo particolare e critico momento storico si è svolta a Glasgow, nel Regno Unito, la COP 26, Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici che ha riunito in Scozia più di 190 leader mondiali. Accordo raggiunto lo stop alla deforestazione entro il 2030.

Conferenza controversa che non ha soddisfatto del tutto gli ambientalisti. Greta e i giovani di tutto il mondo hanno manifestato a Glasgow incalzando i grandi della terra. Lo slogan incisivo ripreso da tutti i media proviene ancora una volta dalla Thunberg: “Ora basta con i bla bla bla”.

Andrea Di Pietro IVa D Biotecnologie sanitarie

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