C’era una volta il Carnevale messinese
Peppe Nappa
Sembra strano a dirsi ma c’è stato un tempo in cui Messina era una città ricca e potente e aveva un Carnevale originale e sfarzoso. I cantori a “ciuri di pipi” (fiori di pepe), chiamati così per i loro vestititi sgargianti, allietavano le vie messinesi con allegri canti popolari. E così come Venezia aveva il suo Arlecchino, Napoli Pulcinella e Bergamo il suo Brighella, Messina aveva il suo…Peppe Nappa.
Il nome è composto da “Peppe” diminutivo di Giuseppe e da “Nappa” che in dialetto siciliano significa toppa dei pantaloni, la maschera, infatti, rappresentava la povertà. Peppe Nappa lavorava come servo ma, poiché era molto pigro, disubbidiva spesso al padrone, subendo punizioni.
Questo personaggio, che deriva dal teatro comico romano del Seicento, indossava una casacca azzurra e larga con grandi bottoni e pantaloni ampi e lunghi, il cappello era bianco come le scarpe che si chiudevano tramite una fibbia. Un’altra sua caratteristica era la golosità, ispirata alle prelibatezze tipiche della città, una fra tutte è la pignolata.
La pignolata glassata al limone e al cioccolato
Questo dolce prelibato in origine si faceva con parti del maiale, come cartilagini o cotenne, che venivano cotte, successivamente si sostituirono le parti del suino con dei pezzetti di pasta all’uovo fritti ricoperti di miele. Ancora oggi in quasi tutta la Sicilia e in Calabria la pignolata è un dolce fritto e ricoperto di miele. A Messina, invece, già nel 1500 nasce la raffinata e squisita pignolata, glassata al limone e al cioccolato, cha ancora oggi gustiamo. Sembra sia stato Carlo V, ritenendo la pignolata al miele un dolce troppo popolare, a richiedere ai pasticeri messinesi questa variante.
Un personaggio settecentesco molto amato dai messinesi fu don Pippo Romeo, che allietava, ogni carnevale, i salotti della “Messina bene” con le sue Cicalate, poesie satiriche e giocose. Messinese di nascita, visse per un periodo a Napoli per studiare, ma volle tornare presto nella sua città. La sua figura era molto apprezzata perché uomo di spirito e brillante.
I carri allegorici degli anni ’50
Nel tardo dopoguerra i carri allegorici segnarono la rinascita della città, sfilando a Carnevale dal Viale San Martino a via Garibaldi. Erano composti da carri che venivano addobbati con personaggi noti del periodo, fatti di cartapesta, e abbelliti da fiori.
Ad oggi purtroppo quasi tutte le tradizioni autenticamente messinesi legate al carnevale si sono perse, Peppe Nappa apre ormai la sfilata dei carri a Sciacca, cantori, cicalate e carri sono ricordati nei libri o in articoli come questo che parlano di epoche passate.
A noi resta, consolazione da non trascurare, la pignolata glassata al limone e al cioccolato, mentre la speranza di una “rinascita” post pandemia si allontana con l’inizio della guerra in Europa.
Aurora Culici II D Turismo, Sezione “S.Quasimodo”