Genesi e cause del femminicidio
Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Le scarpette rosse, lo stesso colore del sangue versato da tantissime donne in tutto il mondo, sono diventate il simbolo di questa Giornata.
Perché gli uomini uccidono le donne che dicono di amare?
Ad uccidere sono mariti, ex fidanzati o presunti tali oppure persone che appartengono alla cerchia affettiva della vittima. A questo dato inquietante si aggiungono altre forme di violenza di tipo psichico e fisico, esercitate non solo in ambito domestico, ma anche lavorativo; senza contare gli atti di violenza non denunciati.
Per definire questo complesso fenomeno è stato coniato il neologismo “femminicidio”. Il termine, nella sua accezione moderna, come “uccisione di una donna da parte di un uomo per motivi di odio, disprezzo, piacere o senso di possesso delle donne”, è stato usato nel 1990, da Jane Caputi, docente di Studi Culturali Americani. La criminologa Diana Russell lo usò nel 1992, identificando nel femminicidio una vera e propria categoria criminologica. L’anno successivo, la sociologa sudamericana Marcela Lagarde è stata tra le prime teorizzatrici del concetto di femminicidio.
Tradizione patriarcale
La violenza sulle donne e le discriminazioni sono di vari tipi: possono essere verbali, sociali e fisiche e sono dettate da molti fattori. La donna subisce violenze tutti i giorni a lavoro, in strada, a casa da parte non solo dell’uomo, ma da tutta la società che ancora oggi, soprattutto in Italia, è rimasta legata ad una tradizione patriarcale e maschilista, fondata su una presunta inferiorità fisica e per millenni accettata passivamente dalle donne. Per molti secoli la donna è rimasta sottomessa al volere degli uomini, del marito tanto quanto del padre. Tra i tanti esempi la letteratura ne offre uno per tutti, la figura di Gertrude, la monaca di Monza, costretta dal padre a prendere i voti.
Il pieno riconoscimento giuridico delle donne ha avuto uno sviluppo molto lento e graduale; molte sono state le conquiste, soprattutto il diritto di voto, eppure solo nella seconda metà del secolo scorso, e solo nei Paesi occidentali, questo processo può definirsi quasi compiuto, dopo l’affermazione della parità di diritti della donna con l’uomo. L’acquisita consapevolezza dei propri diritti ha portato le donne a provare a demolire un sistema di regole, non giuridiche, ma ancora seguite dalla prassi sociale. Di fronte a questo tentativo e all’indipendenza femminile, crescono reazioni estreme e inumane, i cui responsabili sono non solo i singoli esecutori, ma anche i gruppi sociali, che ancora oggi accettano e giustificano atti brutali dettati dal convincimento, errato, di possedere, al pari di un oggetto, una donna.
Orrendi luoghi comuni
Più le donne acquistano libertà più aumenta la violenza su di loro. Sono tanti gli stereotipi che sminuiscono, umiliano e uccidono le donne nell’anima. Frasi stupide e senza senso giustificano la violenza dei mariti sulle mogli:“ è geloso perché è troppo innamorato” oppure “lei gli avrà fatto le corna”. Lo stupro, invece, si giustifica ipotizzando abiti succinti: “chissà come era vestita”, “vanno in giro mezze nude”. Sembra che la colpa non ricada mai sull’uomo, il quale viene visto quasi come vittima, e la donna così viene uccisa due volte.
Diciamolo una volta per tutte, scriviamolo a chiare lettere: Per amore non si uccide, l’amore non uccide, ma protegge e rispetta.
Quindi cosa è il femminicidio? Non è un omicidio come tutti gli altri, ma è un omicidio che umilia la vittima ed è fatto proprio perché la si considera inferiore. Con il femminicidio l’assassino afferma la sua volontà di dominio perché avverte come perdita insopportabile la libertà della donna.
In Italia dal 2019 al 2022 sono stati rilevati 421 casi di femminicidio.
7 marzo 2019 nel rione Santa Lucia sopra Contesse
A Messina una ragazza viene trovata morta il 7 marzo 2019, il giorno prima della festa della donna. Alessandra Musarra è stata uccisa nel suo appartamento al rione Santa Lucia sopra Contesse di Messina. È stata picchiata e poi soffocata dal suo fidanzato, Cristian Ioppolo, che viene arrestato e condannato all’ergastolo poco dopo.
Alessandra Musarra era una ragazza come tante altre, uccisa dal suo stesso amore, l’amore per Cristian. Il problema principale è che Cristian era geloso in maniera ossessiva e spesso le sue reazioni erano piuttosto violente. I comportamenti del ragazzo esasperano Alessandra a tal punto che decide di mettere fine alla loro relazione.
Amore tossico
Il femminicidio avviene la sera del 6 marzo 2019. I due erano a casa quando scoppia una lite, probabilmente perché Cristian non era in grado di accettare la fine della loro storia accusando la ormai ex compagna di averlo lasciato per un altro. A un certo punto Cristian si scaglia contro Alessandra, che aggredisce con calci e pugni, fino a metterle le mani alla gola per soffocarla e infine ucciderla. Cristian non ha dato valore alla vita di Alessandra e l’ha uccisa. La gelosia ossessiva è un chiaro segnale di allarme di un amore tossico, un amore pericoloso e che uccide. Alessandra è stata offuscata dall’amore e ciò le è costato la vita. Adesso qual è la giustificazione che si potrebbe dare a questo gesto? Non ne esiste una, l’unica risposta è che le donne devono stare attente anche al loro stesso amore.
Solo un piccolo uomo usa violenza sulle donne per sentirsi grande, un vero uomo conquista con la forza del cuore e non delle mani, perché la violenza è l’arma di chi ha torto.
Il 25 novembre, indossare un paio di scarpe rosse simboleggia la nostra adesione ad una lotta per dire basta ad ogni tipo di violenza.
Se un uomo è in grado di uccidere una donna che conosceva bene e che diceva di amare, ci rendiamo conto che, purtroppo, c’è ancora molto da fare per i diritti delle donne.
Karol D’Urso III D Biotecnologie ambientali