Arrestato Matteo Messina Denaro
Il superlatitante
Il 16 gennaio 2023 i Carabinieri del ROS hanno arrestato il boss Matteo Messina Denaro, finito in manette mentre stava per iniziare la seduta di chemioterapia, all’interno della clinica privata “La Maddalena” di Palermo. Latitante dal 1993, per ben trent’anni è riuscito a farla franca, grazie alle protezioni di cui godeva a diversi livelli, tra queste, aleggia anche l’ombra dei servizi segreti. Figlio di Ciccio, vecchio Capomafia di Castelvetrano (Trapani) e storico alleato dei Corleonesi di Totò Riina; Matteo Messina Denaro, ha compiuto una rapida e cruenta scalata ai vertici della cupola mafiosa.
Iscritto nel 1989, per la prima volta, nel registro degli indagati dal giudice Paolo Borsellino, è stato accusato di molteplici e atroci delitti. Il suo nome rientra nella regia di tutte le stragi terroristiche compiute dalla mafia negli anni ’90. Viene condannato all’ergastolo per decine di omicidi, tra i quali, quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, ucciso e sciolto nell’acido dopo 25 mesi di prigionia, per vendetta contro il padre, Santino di Matteo, collaboratore di giustizia. Ma il suo nome è anche associato alle stragi del 92, in cui persero la vita i giudici Falcone e Borsellino e gli uomini delle loro scorte e agli attentati del 93 di Milano, Firenze e Roma.
Matteo Messina Denaro non ha opposto alcuna resistenza all’arresto, ma dalle indiscrezioni emerse sembrava molto provato dalla malattia, quasi, irriconoscibile. Il ministro della giustizia, Carlo Nordio, ha firmato il provvedimento per il carcere duro. Il boss è detenuto nel carcere dell’Aquila, struttura di massima sicurezza con la presenza di un buon centro oncologico.
Don Lugi Ciotti
“Notizia di cui essere felici, ma le mafie non sono soltanto i loro capi”. A parlare è Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, associazione che lotta per sconfiggere tutte le mafie e la corruzione.
Nonostante l’arresto di Messina Denaro la mafia non finirà.
Il vero pericolo sono i legami, le ramificazioni che le organizzazioni mafiose riescono a stabilire con il tessuto sociale economico-imprenditoriale e politico.
La mafia non si contrasta solo con indagini, lunghi processi e arresti, ma attraverso il coraggio, l’impegno e l’amore per la verità.
Ci auguriamo, aggiunge Don Ciotti, che Messina Denaro possa collaborare con la magistratura e confessare ciò che ancora oggi rimane un mistero, a partire dalla sua latitanza e da chi, in tanti anni, l’ha protetto.
Serve pertanto un cambiamento sociale per evitare che la mafia continui a sopravvivere e affondare le proprie radici dove la politica è più debole, dove la democrazia è assente. Ma esiste, per fortuna, quella parte bella e sana della società civile che ancora crede nella legalità.
Non bisogna mai dimenticare che la mafia vive di consenso e che dipende da ciascuno di noi sapere da che parte stare.
Marco Aloise IV D Biotecnologie ambientali