“La timidezza delle chiome”, un docufilm travolgente
Le giornate della consapevolezza
Per le giornate dedicate alla disabilità, 28 marzo e 2 aprile, l’istituto Minutoli, attento alle problematiche relative all’inclusione, ha proposto alle classi terze e quarte la visione del docufilm “La timidezza delle chiome”, regia di Valentina Bertani, sceneggiatura di Valentina Bertani, Emanuele Milasi, Irene Pollini Giolai e Alessia Rotondo.
Alla proiezione del film ha partecipato la sceneggiatrice messinese Alessia Rotondo che, con competenza e passione, ci ha illustrato alcuni punti cruciali della narrazione.
Un forte impatto emotivo
Il Docufilm, di forte impatto emotivo, ha come protagonisti due gemelli omozigoti di 19 anni, Benjamin e Joshua, affetti da disabilità intellettiva. Attraverso un mosaico di situazioni emerge uno spaccato affascinante della loro vita, del loro passaggio dall’adolescenza all’età adulta. L’abile e innovativa sceneggiatura, anche attraverso alcuni effetti visivi speciali che accompagnano e sfumano le situazioni narrate, riesce a trasmettere allo spettatore la vitalità dei due gemelli, il loro mettersi in gioco, le loro risorse ma anche i loro limiti. Due anni della loro vita ripresi con lucido realismo dalla regista Valentina Bertani.
Il film mi è piaciuto molto. Durante la proiezione ho lasciato che il ritmo delle scene mi coinvolgesse senza alcuna riflessione. Le considerazioni e le diverse chiavi di lettura sarebbero venute, come sempre accade con i film che ti restano “dentro”, in un secondo momento.
Una società immobile
E in questo mese, infatti, spontaneamente è emersa la mia personale interpretazione. Attraverso la vita di Benjamin e Joshua, attraverso le difficoltà che loro incontrano nella crescita, ogni ragazzo intravede le proprie. La mente va ad una società che parla di merito ma che nella realtà è immobile, chiusa alla comprensione e valorizzazione delle nostre potenzialità. Certo sono difficoltà e potenzialità diverse come diverso e unico è ogni essere umano. Ma il modo di reagire deve essere uno soltanto e uguale per tutti: mettersi in gioco, come continuano a fare i due gemelli, vivere appieno le proprie esperienze e non rinunciare ai propri sogni.
Non avrei scelto di andare a vedere “La timidezza delle chiome” se non l’avesse proposto la mia scuola e avrei sbagliato, perché avrei perso un’occasione di crescita culturale ed emotiva.
Giada Balsamo III L Biotecnologie sanitarie