Il film della Cortellesi lascia il segno
La storia di Delia
In occasione delle iniziative dedicate alla celebrazione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, l’Istituto Minutoli è andato al cinema Apollo. Proiettato per noi: “C’è ancora domani”, film diretto e interpretato da Paola Cortellesi.
Ambientato nella Roma del 1946, il lungometraggio ci ha permesso di vedere come fosse la vita del secondo dopoguerra. Abbiamo potuto soprattutto riflettere sulla situazione delle donne di allora, sottomesse, ma anche capaci di combattere per i loro diritti.
Delia, la protagonista del film, rappresenta perfettamente la donna di quel tempo. Non ha studiato, perché alle donne non è consentito istruirsi. Lavora, sì, ma è obbligata a dare il salario interamente al marito.
Trattata come oggetto, picchiata, derisa anche davanti ai figli, Delia giustifica il suo Ivano per le malefatte perché è nervoso “ha fatto due guerre!” Allo stesso tempo, però, è capace di ribellarsi, a modo suo, di vivere la vita che merita. Intuisce di essere pari all’uomo. Del resto, durante le guerre, le donne hanno assolto tutte la mansioni a cui i mariti, i figli, non potevano badare perché al fronte.
Madre e figlia
Delia è anche madre e sente di dover proteggere la figlia Marcella da quella vita pesante che lei stessa sta vivendo. Ed è disposta a tutto. Si assume la responsabilità degli errori della figlia, nonostante questo significhi essere picchiata dal marito. Nasconde una parte della paga dei lavoretti che fa come sarta per poter garantire a Marcella l’istruzione. È disposta a vedere sua figlia piangere disperatamente per la rottura del fidanzamento con il promesso sposo, nel momento in cui Delia si accorge che anche lui sarà un marito dispotico e violento.
Anche Marcella cerca sempre di difendere la madre. La incoraggia a ribellarsi, a non farsi mettere i piedi in faccia dal marito. Le sta vicino anche se ciò significa andare contro il padre.
Un film che segna molto per il significato che divulga, ma specialmente per il finale del tutto inaspettato che pone in evidenza come il cambiamento può avvenire soltanto attraverso l’impegno civico, sociale e politico delle donne, ieri come oggi.
Un film che contribuisce a far comprendere che la coscienza collettiva è importante. Che ciascuno può fare la propria parte per il bene di tutti. Che le donne devono fare ancora tanta strada, se tuttora esistono uomini capaci di umiliarle, ferirle, ammazzarle.
Giulia Abriano V C Biotecnologie sanitarie