“The sound of silence”, il suono del silenzio
Gli anni ’60
Nel 1964, Paul Simon e Arthur Garfunkel scrissero una delle canzoni più iconiche del duo rock: The sound of silence.
Il dio neon
Questa canzone parla di come l’uomo, progredendo nella tecnologia, stia in verità regredendo nei rapporti umani, facendo accrescere “il suono del silenzio” che dilaga, citando il testo, come un cancro della società: …silence like a cancer grow… People talking without speaking, people hearing without listening, people writing song that voices never share.
La canzone continua denunciando il “dio” creato dalle stesse persone definito “god neon”, ovvero il “dio neon”, un dio che, rappresentato negli anni Sessanta dalla televisione, porta all’alienazione dell’essere umano e ad un’apatia delle persone nei confronti del male che infesta la società.
L’ignoranza di massa
Oggi tutto questo può essere trasposto con la sostituzione dal neon al mondo di internet, infatti anche quest’ultimo, se utilizzato male, porta alla crescita dell’asocialità, come viene chiamato oggi l’estraniamento dai rapporti umani e, in certi casi, sfocia nell’ignoranza di massa intesa sia come disinteresse nei confronti dell’attualità e distacco dalla realtà, sia come ignoranza culturale.
Il vantaggio dei potenti
Di tutto ciò l’unica fetta di umanità ad averne un riscontro positivo è quella parte della società che ha una posizione di potere sulle persone, la quale approfittando di queste situazioni influenza le menti e i modi di pensare per far perseguire degli ideali che spesso non sono quelli dettati dall’altruismo e dalla filantropia.
Ma Simon e Garfunkel hanno una speranza, ovvero che qualcuno di noi possa capire le loro parole e che riesca a comprenderne il significato, inducendoci a reagire a questo silenzio che si fa avanti nelle nostre giornate, obbligandoci a fermarci un attimo e ascoltare chi ci sta accanto e non soltanto limitarci a sentire… insomma è un monito a non perdere tempo dietro a cose futili e fugaci che ci limitano la vita. A tale proposito non si può non citare Seneca che ci insegna a riflettere sul fatto che «Noi non disponiamo di poco tempo, ma ne abbiamo perduto molto».
Consiglio l’ascolto di questa canzone che ancora oggi fa riflettere e invito tutti noi a soffermarci sulle parole dei due artisti che hanno trattato un argomento che riguarda passato, presente e futuro, un futuro che possiamo ancora modificare.
Alessio Mangano V B Liceo scientifico Sez. Quasimodo