“Che stiamo facendo?”
Solo riscoprendo il valore della solidarietà e la forza della comunità è possibile fronteggiare l’emergenza
Resta a casa
Ancora protagonista il nuovo coronavirus SARS-CoV-2, che dal 31 dicembre a oggi ha ucciso 18.565 persone (fonte ECDC 25 marzo). L’Italia, dal nord al sud, è stata dichiarata, dal Governo, zona rossa e, con un susseguirsi di decreti, la nostra vita è cambiata. Dobbiamo restare a casa il più possibile e uscire solo in casi di comprovata necessità. Sono disposizioni dure ma necessarie e ci si aspetterebbe l’assoluto rispetto di una normativa posta nell’interesse di tutti.
Questo rispetto sta avvenendo? Gli italiani stanno in casa?
Adesso, dopo #iorestoacasa ormai virale e l’inasprimento delle sanzioni con l’ultimo decreto, l’84% degli italiani rispetta le restrizioni. Abbiamo, purtroppo, però, assistito tutti a continue scene di violazione di queste norme di profilassi essenziali per non contrarre la malattia. Per non parlare dell’accaparramento dei beni di prima necessità, di mascherine e gel disinfettanti.
Si avverte un’aria diffusa di terrore e confusione. Le persone si chiedono se il Governo stia facendo abbastanza, se queste morti siano inevitabili o se dipendano da un cattivo funzionamento del sistema sanitario.
Non mancano, infine, per generare ulteriore confusione, come in ogni periodo di crisi, le teorie complottiste che denunciano la creazione di questo virus in laboratorio come arma biologica. Particolarmente insistenti quelle che attribuiscono la paternità del “virus-arma” agli USA per indebolire la Cina o alla Cina per predominare economicamente su tutto il mondo.
Non si accetta quello che è chiaro e semplice: le malattie esistono da sempre, in natura, e alcune, particolarmente contagiose, in un mondo globale, diventano pandemie. E’ compito di un Paese evoluto organizzarsi nella maniera migliore possibile per fronteggiare i momenti di crisi.
Rispondiamo con la condivisione e la solidarietà
Non solo paura e confusione, comunque, sono presenti, anche, segnali di solidarietà. La raccolta fondi lanciata da Chiara Ferragni e il marito Fedez ha trovato una vasta risonanza e accoglienza così come la raccolta fondi della Rai con la protezione civile. Il mondo dello spettacolo si è mobilitato per condividere sui social, il più possibile, un messaggio rassicurante e che aiutasse ognuno di noi ad accettare l’isolamento in casa.
I nostri medici lavorano senza sosta fino a diciotto ore al giorno, il farmaco Tocilizumab, utilizzato per la prima volta a Napoli, sta dando buoni risultati e adesso è in uso in tutta Italia.
Dobbiamo guardare ai segnali positivi per ritrovare un’Italia forte e unita. Non è il momento di lamentarsi, di essere abbattuti o increduli. Un segnale positivo proviene addirittura dalla terra stessa: è crollato l’inquinamento atmosferico!
Pensiamo, quindi, a come sarà bello poter ritornare per strada, scambiare due chiacchiere con un amico o semplicemente prendere un caffè al bar sotto casa. Pensiamo a quando la normalità ci sembrerà la cosa più preziosa che esista e ci piacerà fare la fila al semaforo.
Facciamo sì che questa epidemia, che ci ha reso così vulnerabili, ci renda anche più uniti. Solo riscoprendo il valore e la forza della comunità è possibile affrontare l’emergenza.