Vi presento le muse

Le Muse
Il volto della dea madre: Gea, Era, Afrodite

Le donne in Grecia avevano ruoli subalterni rispetto agli uomini.

Anche nell’Olimpo erano gli dèi a prevalere sulle donne. All’origine c’erano stati Caos, Cronos, Zeus, tutte divinità maschili. Eppure, Gea, Era, Atena, Afrodite erano dee con molteplici potenzialità, tenute in grande considerazione dai credenti.

Il ruolo delle Muse

Le Muse, come le altre divinità femminili, avevano dei compiti molto importanti. Il latinista e filologo Walter Friedrich Otto, nella sua opera Theophania del 1996, ne elenca le caratteristiche:

Le Muse hanno un posto altissimo, anzi unico, nella gerarchia divina. Sono dette figlie di Zeus, nate da Mnemosine, la dea della memoria; ma ciò non è tutto, perché ad esse, e ad esse soltanto, è riservato portare, come il padre stesso degli dèi, l’appellativo di olimpiche, appellativo col quale si solevano onorare sì gli dèi in genere, ma – almeno originariamente – nessun dio in particolare, fatta appunto eccezione per Zeus e le Muse.1

Queste divinità, dunque, incarnavano l’ispirazione artistica e culturale. Erano considerate dee della musica e della poesia.

I poeti epici, proprio perché i loro versi erano orali, invocavano una di loro per essere ispirati. Poi gli aedi, artisti probabilmente ciechi, dovevano recitare a memoria i canti ascoltati poco prima.

Le loro origini

Le nove Muse erano state concepite in nove notti consecutive di unione tra Zeus e Mnemosine.

Nate a Pieria, risiedevano solitamente sul Monte Elicona o sul Monte Parnaso, luoghi sacri alla cultura greca, e accompagnavano il dio Apollo, che veniva considerato il loro protettore.

Le Muse, una per una

Ogni Musa era associata a una particolare arte o disciplina e aveva nome e attributo diversi. Quasi tutte avevano in testa corone di alloro o di mirti o di rose. Polimnia ce l’aveva di perle.

La storia

Clio era la Musa della storia, spesso rappresentata con un rotolo di pergamena in mano. Il suo nome significa “rendere famoso” o “celebrare”, perché conservava il passato di uomini e città che gli aedi riportavano alla memoria.

La musica

Euterpe, il cui nome indica “colei che rallegra”, era la dea della musica, in particolare della poesia lirica. Veniva spesso raffigurata con uno strumento musicale a fiato, l’aulòs (oboe doppio), successivamente con il flauto.

Talia la fiorente

Talia, “la fiorente”, era la Musa della commedia e della poesia bucolica, per questo veniva spesso rappresentata sorridente e con una maschera comica in mano.

La difficile arte della tragedia

La Musa Melpomene, il cui nome significa festeggiare con danze e canti,  invece, rappresentava la tragedia. Aveva una maschera tragica e il bastone da pastore in mano. Nei piedi portava i coturni, calzari tipici delle rappresentazioni tragiche. La severità del suo sguardo faceva comprendere che la tragedia era un’arte difficile.

Danze e canti

Tersicore, Musa della danza e del canto corale, era raffigurata mentre suonava la lira. Il suo nome proveniva dall’unione di due parole di origine greca, una significava rallegrare, l’altra danza.

La poesia amorosa

La sesta Musa era Erato, il cui nome probabilmente è legato a “Eros”, il dio dell’amore, infatti rappresentava la poesia amorosa e corale. In una mano teneva uno strumento musicale a corda, la cetra o la lira, nell’altra il plettro. Accanto a lei veniva raffigurato un amorino con frecce e faretra.

Polimnia dai molti inni

Polimnia era la Musa della poesia sacra, dell’eloquenza e della retorica, talvolta raffigurata in atteggiamento contemplativo. Il suo nome significa “colei che ha molti inni”. Si pensava che fosse stata lei a inventare l’agricoltura e la lira.

Urania, Musa dell’astronomia e della scienza, il suo nome significa “celeste”, era identificata con un globo e un compasso, il dito indice rivolto verso il cielo. La sua corona era fatta di stelle.

Calliope dalla bella voce

Infine Calliope, “colei che ha una bella voce”, era la Musa della poesia elegiaca ed epica, oltre che dell’eloquenza. Era spesso raffigurata con in mano una tavoletta di cera o una pergamena e uno stilo. In testa aveva una corona d’alloro. Veniva considerata la più importante, infatti l’hanno invocata i grandi poeti del passato per essere ispirati prima di scrivere le loro opere: Omero per l’Iliade e l’Odissea, Dante per la Commedia.

Giorgia Puglisi I A Quadriennale Turismo

  1. (Walter Friedrich OttoTheophania. Genova, Il Melangolo, 1996) ↩︎

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