La memoria come dovere civico e morale
Il 27 Gennaio è il giorno della memoria, una memoria che diventa uno strumento di salvezza quando è tramandata. Sfruttare il suo potere ci aiuta a non ripetere ciò che è stato e non dovrà più essere. Una memoria che ha valore se si trasforma in dovere civico e morale. Eppure ad Auschwitz c’era chi non possedeva più ricordi, né un nome: solo un numero di matricola impresso a fuoco sul braccio e nessuna identità.
In quei campi di sterminio, agli ebrei, ai malati di mente, ai polacchi, agli zingari, agli omosessuali, ai cosiddetti “indesiderati” non era concesso nulla; anzi, la Germania nazista, a quegli esseri umani, aveva tolto tutto, soprattutto speranza e dignità. Quei lager non erano solo luoghi di morte ma di distruzione totale, un annientamento compiuto come un atto dovuto, una pulizia “etnica “, una disinfestazione “ chimica” senza eguali. Una folle teoria della razza, che non aveva niente di umano e – non è facile dirlo – in quelle camere a gas non sono stati bruciati e accatastati solo dei corpi: è stato cancellato il concetto stesso di dignità, di sacralità della vita.
Primo Levi vittima e testimone della Shoah
Di chimica, esperimenti e manipolazione della materia, ne sapeva tanto anche Primo Levi, vittima e testimone della Shoah. La chimica, lui, l’aveva studiata all’Università, prima della guerra; ne era un profondo conoscitore e sapeva raccontare la scienza come pochi . Fu proprio il suo mestiere di chimico a salvargli la vita, a strapparlo alla morte, quando, nel ‘44, venne deportato nel più infame dei lager, quello di Auschwitz.
Levi non era un prigioniero qualunque, era un ebreo” utile” e per questo fu scelto e mandato come specialista di laboratorio nello stabilimento industriale “la Buna” e lì divenne più facile resistere, sopravvivere agli orrori, alle atrocità. Di quella esperienza, Levi ne parlerà poi come testimone d’eccellenza, cercando – come lui stesso dirà – di restituire al mondo la verità.
Oggi é il 27 Gennaio e vogliamo fermarci, come ogni anno, a commemorare le vittime della shoah, le persecuzioni, le violenze, ciò che accadde durante il genocidio, tra l’indifferenza della comunità internazionale.
La celebrazione della Shoah, però, non deve essere svuotata né di senso, né di significato; al contrario, deve diventare un pretesto, un‘ occasione per educare, farci pensare alla radice, alle tante forme del male, quelle di oggi, a non restare mai in silenzio di fronte alle nuove, tante manifestazioni di intolleranza, di discriminazione, di razzismo e risorgente antisemitismo, a quei germi dell’ odio di cui è pieno il presente e su cui spesso si tace.