Morire per una ciocca di capelli
Lo “Stato teocratico” ha ucciso Mahsa Amini
Il 13 settembre scorso, in Iran, a Teheran, una ragazza di 22 anni, Mahsa Amini, è stata arrestata, in seguito picchiata e uccisa solo per aver lasciato una ciocca di capelli fuori dall’hijab.
In Iran per le donne è obbligatorio indossare il velo e abiti larghi per non mostrare le forme del corpo dal 1979. Non tenere l’hijab correttamente è visto come una forma di resistenza al governo teocratico iraniano basato sulle leggi del Corano, un Corano dall’interpretazione maschilista che vieta alle donne la libertà e i diritti che le spettano, subordinandole all’uomo.
Secondo quest’interpretazione le donne non possono uscire senza velo e senza essere accompagnate da un parente maschio. La donna è diventata come un oggetto di proprietà dell’uomo. Da proprietà del padre passano a proprietà del marito quando si sposano. Il genere femminile nella maggior parte dei paesi islamici è succube dell’uomo e della società maschilista. La donna se sbaglia deve essere punita, picchiata e anche uccisa; la donna non ha diritti ed è vista soltanto come un oggetto sessuale e riproduttivo.
Inizia la protesta
Dopo la morte ingiusta e finora impunita di Mahsa Amini il paese non è rimasto fermo e in silenzio a guardare, ma si è ribellato. Migliaia di donne iraniane sono scese in piazza a manifestare tagliandosi i capelli e dando fuoco agli hijab. Molte ragazze hanno postato, sui social, video in cui si riprendono mentre si tagliano i capelli. Questo gesto in Iran ha il significato di lutto, infatti è stato scelto proprio per stare vicino alla famiglia di Mahsa e per simboleggiare la tristezza che le donne provano tutti i giorni costrette a dover vedere il mondo esterno attraverso un velo. Le donne sono vittime dell’ombra del velo che le costringe a vedere il cielo come attraverso le sbarre di una prigione.
Tutte le donne del mondo unite
Tantissimi paesi del mondo, tra cui l’Italia e l’America, stanno partecipando in maniera significativa a questa protesta. Anche l’ONU sta cercando di intervenire infliggendo delle imposte da pagare al governo iraniano. Il corpo delle forze dell’ordine religiose iraniane ha reagito con fermezza bloccando le rivolte e usando la violenza. Ci sono state circa 80 vittime e 150 arresti. La situazione per le donne islamiche è molto critica e sicuramente non cambierà se la prima cosa a cambiare non sarà la cultura, la società e la politica maschilista in Iran.
Deve essere l’uomo a capire che la donna non è un oggetto, ma un essere umano. Deve essere l’uomo il primo a considerare la donna per quello che è, cioè un essere umano come lui e che proprio come lui deve essere libera, amata e rispettata. È difficile smontare una cultura in cui per millenni la donna è stata considerata inferiore, soprattutto se per ragioni religiose.
Le manifestazioni e le proteste sono fondamentali per cercare di far rumore e sensibilizzare le istituzioni, ma se nel profondo la società è maschilista c’è poco da fare. Se ciò non cambierà credo che Mahsa sarà solo una delle tante vittime di femminicidio dettato dalla religione fanatica. Ciò che è successo a questa ragazza dovrebbe far riflettere la società e dovrebbe essere l’inizio di un cambiamento significativo che farà onore a tutte le donne private di ogni diritto e libertà
Karol D’Urso III D Biotecnologie ambientali